23 gennaio 2002, estratto da "Spiragli 55"
- Federico Gabetti
- 7 ago 2015
- Tempo di lettura: 1 min

Purtroppo cio' che e' necessario per fuggire dall'incertezza non e' che un mirabile frutto di quest'ultima. Madre e figlia di illusioni della mente umana, bramose di salde radici metafisiche, la speranza riflette in se stessa la propria miseria. Cio' che doveva essere invece dovette essere. Il 23 gennaio 2002 morirono nella mia anima il filosofo apodittico, l'amate ubriaco, e l'uomo di buona volonta'.
Nacque spensieratezza, crebbe conoscenza,
divenne ignoranza, mori' speranza.
Nasce passione, cresce amore,
diviene affetto, muore speranza.
Nascera' liberta', crescera' morale,
diverra' fede, morira' speranza.
Mentre luce e buio nel cielo si baciavano,
nasceva sulla terra una fanciulla dagli occhi smeraldati.
Sorridente e meravigliosa, dolce e combattiva;
non cresceva e non diveniva.
Il suo sguardo colmava; chiunque la cercava.
A nessuno mai negava una carezza.
Viveva per tutti tranne che per se stessa.
Purtroppo l'istante dei natali ne condanno' per sempre l'esistenza.
Il suo nome fu; e'; sara' speranza.
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